Ghirlandina

La Guida di Modena

Ghirlandina

 

Piazza Torre
Aperto 1° apr-30 sett, mar-ven 9.30-13, 15-19;
                                       sab, dom e festivi 9.30-19
             1° ott-31 mar, mar-ven 9.30-13, 14.30-17.30;
                                      sab, dom e festivi 9.30-17.30
(Ultimo ingresso mezz'ora prima della chiusura)
Chiuso 1° gen, Pasqua, Natale; aperto 31 gen
Biglietto 3 euro
- Cumulativo Patrimonio UNESCO, 6 euro
Audioguide a 4 euro (6 euro la coppia) presso:
                     IAT (Piazza Grande, 14)
                     Musei del Duomo (Via Lanfranco, 6)
App gratuita
059 2032660
unesco.modena.it
 

I modenesi ne sono a ragione convinti: la Ghirlandina è il più bel campanile del mondo.
La sua storia è antica quanto quella del Duomo. Simbolo indiscusso della città, svetta da quasi mille anni a 86,12 metri sopra i tetti. Le pietre chiare che la rivestono la rendono ricca e luminosa, le sue proporzioni sono armoniche ed eleganti.
Il nome deriva secondo alcuni dalle ghirlande che la caratterizzano, ossia le due balaustre della parte ottagonale, secondo altri dalla Giralda di Siviglia, la torre con cui un certo numero di ebrei spagnoli stabilitisi in città nel XVI secolo avrebbe ravvisato una certa somiglianza.
Si distinguono nettamente, ma armoniosamente, due parti. I primi sei piani sono a base quadrata e sono coevi alla Cattedrale: i primi cinque furono completati entro il 1184, il sesto riprende il tema a trifora dell’inferiore ed era già realizzato nel 1261. Fino ad allora il campanile rimase tronco, anche per importanti problemi di staticità: cedimenti nel terreno di fondazione, infatti, condussero ben presto all’inclinazione che oggi si nota verso il Duomo. Poi i cittadini, sensibili al gusto gotico nel frattempo diffusosi, chiamarono Arrigo da Campione perché la completasse: costui decise di elevare un’ardita guglia ottagonale con due balconate ornate da pinnacoli (poi rimossi), piegata leggermente in direzione opposta alla Cattedrale, sì da correggere la pendenza. I lavori furono terminati nel 1319. Un nuovo cedimento costrinse alla costruzione dei due archi che la uniscono alla chiesa, verosimilmente nel 1338. Solo nel 1588, però, venne effettivamente completato il campanile così come lo vediamo oggi: durante una cerimonia ufficiale, issandola lungo una scala a pioli esterna, venne montata in cima la croce, saldata alla sfera dorata in cui un’urna (incisa con la sigla S.P.Q.M., Senatus PopulusQue Mutinensis) contiene alcune reliquie del Santo Patrono Geminiano.
La torre venne usata non solo per funzioni religiose, ma anche civili e difensive. Osservando i rilievi che la decorano (oltre a quelli di reimpiego romano e ai protomi dalle figure umane e naturali), si possono vedere alcuni soggetti che rimandano alle altre funzioni della Ghirlandina: la Medusa pietrifica i nemici, Tritone doma i mostri marini, protomi leonine incutono soggezione, un’aquila si getta dal secondo piano, un corno avverte del pericolo, due guerrieri salvano una donzella, un altro uccide un capretto, il Re David suona un’arpa.
L’interno è estremamente affascinante. Dopo una breve scaletta si accede allo spoglio atrio, già usato, come altri ambienti, come archivio dei documenti più importanti (che, quando non esisteva la porta su via Lanfranco, si potevano raggiungere solo passando dalla chiesa attraverso uno degli archi e di lì calandosi nella stanza) e alla Sala della Secchia Rapita, dipinta con affreschi del XIV secolo a stelle e drappi. Il trofeo di guerra strappato ai bolognesi nella battaglia di Zappolino del 1325 è oggi solo una copia, essendo l’originale nel Camerino dei Confirmati di Palazzo Comunale.
Salito qualche altro gradino si può ammirare la vertiginosa scalinata che, salendo a chiocciola lungo i muri perimetrali, attraverso appositi archi, conduce alla cima. Circa duecento gradini più in alto si arriva nella Stanza dei Torresani, un tempo abitata dai guardiani della torre, coloro che dovevano dare l’allarme in caso di pericolo. Su una delle pareti sta dipinto lo stemma comunale sormontato da un’aquila estense; tra le trifore un paio di bellissimi capitelli: l’uno, detto dei Giudici, forse in ricordo dell’intruso malintenzionato che penetrò nella torre nel 1224, ammonisce sulla bontà del giudice (che è ora onesto e condanna il reo, ora corrotto e non lo punisce), l’altro, di David, presenta il Re attorniato da danzatrici. Da una delle finestre del lato nord, il 29 novembre 1938 l’editore Angelo Fortunato Formiggini, ideatore della popolare collana ‘I classici del ridere’, si gettò nel vuoto per protestare contro le leggi razziali. Una targa presso il muro del Palazzo Comunale lo ricorda. Ma dalle finestre si gode anche la miglior vista sulla città, in particolare su Piazza Grande, il Municipio, Piazza Mazzini°°, la Chiesa del Voto° e il Palazzo Ducale°°.
Al piano superiore stanno le campane (la maggiore delle quali pesa oltre due tonnellate), che ogni giorno scandiscono il tempo in città, e la scala a chiocciola seicentesca di legno che porta alle balaustre della cuspide, sino alla vetta della torre.

 

[Immagini dell'Autore dietro gentile autorizzazione]